Comune: Pavullo nel Frignano
Provincia: Modena
Edicolante: Roberto Venturelli Edicola Le Arcate Piazza Toscanini,10


I
L’edicola venne rapita da una luce misteriosa verde nella notte del 20 novembre. Il Mauro sorseggiando un caffè, venne assalito da un giramento di testa, improvviso e malevole, per questo si appoggiò ad un mucchio di giornali nazionali bruciacchiati. Il Corriere della Sera riportava la notizia dell’uccisione del numero tre dell’ISIS. Un drone aveva fatto esplodere un villaggio. Il numero delle vittime non era stato diffuso, solo il nome del terrorista ucciso.
Nella piazza rimase una grossa buca alle cinque e trenta del mattino e il signor Gildo sbucato dall’oscurità di via Puccini, per poco non vi precipitò dentro
“Che cosa l’è suces?” chiese stringendosi nel giubbotto di jeans. Il collo era coperto da una sciarpetta di lana ruvida.
“….Dio bon! Non lo so! Fino a cinque minuti fa, qui c’era la mia edicola…a la mottà l’è scumpars!” rispose il Mauro, pulendosi il retro dei pantaloni.
“La coipa l’è tutta della Comunità Montana, l’è coipa lor, lei non sa cosa mi è suces? ” commentò il Gildo e un odore di cognac distrasse i sensi del Mauro.
“Mi hanno boicottato, non facendomi fare la mostra delle mie ultime sculture e a tirèr trop la corda la se scianca” aggiunse con voce fiera e nello stesso tempo estrasse dal portafogli un foglio di giornale spiegazzato.
Era un articolo della Nuova Prima Pagina, che riportava la notizia della mancata mostra al Palazzo Ducale del maestro Gildo Pasini.
Il Mauro allontanò lo sguardo da quel foglio odorante di anice e si sedette per terra, circondato da alcuni volti orientali. Erano i proprietari cinesi del bar accanto alla banca, venuti a ritirare le copie dei giornali e i loro occhietti verticali scrutavano la voragine lasciata aperta dall’edicola scomparsa. Il signor Gildo era sparito.
Il Mauro venne aiutato a rialzarsi e prima che potesse raccontare cosa fosse successo, venne distratto da un odore di cognac, “ La coipa l’è tutta della Comunità Montana, l’è coipa lor, lei non sa cosa mi l’è suces? Barbun!” rispose una voce balzando verso l’alto.
“Mi hanno boicottato, non facendomi fare la mostra delle mie ultime sculture e ricordate chi magna dl’ai an mòr mai.” aggiunse il signor Gildo con voce impetuosa, estraendo dal portafogli un foglio di giornale spiegazzato. Era di nuovo l’articolo della Nuova Prima Pagina sulla mostra mancata delle sue opere. I cinesi lo guardavano stupiti, incapaci di comprendere cosa centrasse con la voragine apertasi al posto della edicola, inoltre nelle loro teste si faceva avanti un altro pensiero molto più terreno: “Il proprietario dell’Edicola Le Arcate Una Stella a Vladimiro Caminiti mi rimborserà il prezzo odierno dei giornali?”
“Mah, valli a capire gli occidentali! Hanno uno strano rapporto con il denaro” pensava Lee, nato da genitori cantonesi a Modena nel 1985, una moglie e tre figlie da mantenere. Il figlio maschio tardava a venire, era questa la sua preoccupazione al momento, bisognava tramandare il nome della famiglia, suo padre era stato chiaro a proposito nell’ultima visita domiciliare.
Nel giorno ancora assorto comparve un uomo avvolto in un giaccone arancione. Era Alex, lettore abituale de Il Carlino, edizione di Bologna. Il suo sguardo esprimeva una viva inquietudine: “Madonna, dove vado ora a comprare il mio giornale?”
Da dietro una siepe ricomparve il signor Gino: “La colpa l’è tota della Comunità Montana, l’è coipa lor, lei non sa cosa mi è suces?” rispose balzando verso l’alto. Un odore di cognac distrasse i sensi dell’Alex.
“Mi hanno boicottato, non facendomi fare la mostra delle mie ultime sculture” aggiunse con voce fiera e nello stesso tempo estrasse dal portafogli un foglio di giornale spiegazzato. Era sempre lo stesso articolo, della Nuova Prima Pagina, sulla mancata mostra al Palazzo Ducale delle sculture del maestro Gildo Pasini.
“Ma va a luverer” rispose l’uomo allontanandolo verso il centro della strada.
Lontano dalle discussioni che si accendevano, spegnavano e iniziavano intorno a lui, Il Mauro si era lasciato cadere e un secco tonfo: “Tunf!” aveva fatto vacillare le tazzine abbastanza pulite del bar accanto all’Unicredit, l’istituto bancario più in voga in questo decennio. I volti ancora incollati al sonno notturno, quello che non si recupera più una volta smarrito, anche cercandolo dentro le coperte, lo guardavano e riguardavano, come se fosse lui il desiderato cuscino di piume d’oca. La voragine apertasi al posto dell’edicola chiedeva una tazza di caffè corretto con il rum, prima di alzarsi, mentre il cielo cominciava ad illuminarsi e la nebbia del mattino si stendeva per riscaldarsi le sue membra intorpidite dal gelo notturno. Era l’annunzio di una giornata ricca di sole ma fredda, poco ideale per lavare il salone di casa.
…Nel corso dei giorni successivi nella mente criptata del Mauro si fece avanti dalle ultime file un pensiero vestito da tiranno: “Chi sono coloro che mi hanno rapito l’edicola? Perché e da dove vengono? Hanno dei complici tra i miei clienti?”
Per questo non aveva preso parte all’uscita settimanale cinematografica e aveva cominciato a riflettere, bevendo spritz e mangiando manciate di noccioline. Centrava forse la Milva, così bassa e poco femminile nell’abbigliamento, sempre vestita di scuro da essere confusa con un operario dell’Hera, la quale dopo aver acquistato una copia del Carlino e di Donna, le aveva parlato della futilità dell’Arena condotta da Giletti, così bellino e sincero. Ahi, quei politici tanto ancorati ai vitalizi. Era forse lei che gli aveva rapito l’edicola? Centrava forse la Luciana che parlando in rigoroso dialetto pavullese, più rughe che capelli cosi biondi da sembrare ricoperti da due confezioni di tintura, ogni giorno acquistava rigorosamente Un Milionario. Vinceva al massimo venti euro, che spendeva nuovamente in nuovi Milionari. Era forse lei la ladra? Ahi saperlo! Bisognava solo indagare, soprattutto indagare, semplicemente indagare.
Nel frattempo il Mauro aveva sostituto la struttura di metallo verde che lo proteggeva dal temporale e dal sole cocente, con due tavolini rettangolari. Li aveva trovati dentro la cantina di sua madre Norina. La mattina dopo la scomparsa tragica dell’edicola, li aveva puliti con l’amuchina e ricoperti da un panno verde, per dare ai clienti l’idea di un luogo accogliente e familiare. A protezione della carta stampata aveva posto un ombrellone dell’Algida, prestatogli dal proprietario del bar della piazza. In quella nuova e precaria struttura commerciale, il Mauro continuava la caccia ai ladri, che gli avevano rapito l’edicola numero 2342.
II
Il Commissario Tonalbano dal volto alquanto seccato, prima di entrare nella piazza, ordinò al suo attendente Sir Adrian Toomes di sequestrare un cassetta di maroni. Il suo fiuto perfetto ne aveva individuato la provenienza dai monti della Slovenia e ora bisognava assolutamente analizzarli prima di metterli in commercio. Ne andava di mezzo la salute della cittadinanza. Le proteste del commerciante vennero spente da un buono dello Stato, pagabile a partire dal febbraio 2078. Lo Stato si faceva garante della salute dei contribuenti e un buco al secchio alle eventuali accuse di peculato. L’indagatore prescelto si strinse nel cappotto perfettamente liso alle maniche, secondo la moda di di Porto Maravilha a Rio De Janeiro, facendosi avanti con passi misurati e ben studiati, in modo da consumare le scarpe in ogni loro parte. Domenico Tonalbano era un uomo sulla cinquantina, il capo pelato da già un ventennio lo teneva lontano dalle spese sconsiderate dal parrucchiere, non era molto alto, forse un metro e sessantotto che lui, per una sorta di presunzione, dichiarava nei documenti di identità: “Un metro e settanta abbondante” e dato il suo ruolo pubblico nessuno aveva mai osato contraddirlo. L’aspetto era piacente, se si tendeva a negare il suo evidente difetto fisico, percepibile solo da un occhio adusato allo studio dei comportamenti umani secondo le teorie di Piaget: il Commissario Tonalbano aveva un braccio più corto dell’altro, non dal punto di vista fisico, bensì dal punto di vista economico. Era dotato del braccino corto, per alcuni simbolo di virtù e parsimonia, per altri di un inaudito attaccamento al denaro e alla roba propria. Novello Arpagone, un sano Mastro Gesualdo o semplicemente un Paperone de Paperoni odierno.
Era lui l’incaricato di risolvere il mistero dell’edicola scomparsa. Da tutti era riconosciuto come funzionario integerrimo e probo, anche se talvolta tendeva ad esagerare nella sua tendenza a sequestrare tutti i beni commestibili, che trovava nelle vicinanze del luogo del reato.
Il suo secondo atto pubblico fu quello di sequestrare tutti i cornetti alla crema nel bar più vicino, quello di Lee Balo, e due tazze di cappuccino con scaglie di cioccolato. Nessun commentò la sua decisione tranne il gestore del bar, che si vide consegnato un buono di risarcimento per la merce sequestrata, scadenza aprile 2089. Il terzo atto pubblico fu quello di sequestrare il primo pupazzetto della serie “I mille volti di Rat Man”, che attendeva con frenesia da mesi e mentre la voragine gli si mostrava nella sua interezza, non abbandonava di guardarlo, meglio rimirare l’oggetto del suo desiderio, allontanando con una mano le domande del Mauro, sempre più ossessive sul futuro della sua edicola, accarezzando, con un dito fasciato a causa dei sette punti, rimediati nel tentativo di aprire una scatoletta di tonno difettata, la minuscola figura gialla dal dito teso verso il cielo.
A questo punto la voce tonante del funzionario scosse il Mauro: “Senta lei, sequestro anche un pupazzetto dipinto a mano della raccolta Hero Marvel. Uno soltanto per tutte le uscite della serie, sono pezzi da collezione. Provvederà il mio sottoposto a ritirarli. Ha capitooo! Mica mi pagano per ripetermi!”
“Si, si, si, mica so fesso sà….Milan campione, l’ho detto sà! Mica so fesso sà!” cominciò a ripetere l’uomo quasi scheletrico, girando intorno allo gnocco fritto del Mauro. Era questo lo spuntino di Mauro delle dieci.
“Bong!” Un rumore sordo distolse il Mauro dalle sue preoccupazioni e vide l’uomo così simile ad un avvoltoio, steso per terra. In mano stringeva uno gnocco fritto. Il Mauro si accorse che era proprio il suo, questo voleva dire che avrebbe dovuto rinunciare alla sua merenda delle dieci. Non ci voleva proprio, doveva protestare per questo nuovo sopruso. A questo punto il Mauro….si girò, facendo cadere a terra l’ombrellone e la banconota di venti euro ancora stretta nella mano di un cliente, saltò con un balzo il cordone rosso bianco che proteggeva la cittadinanza dalla voragine e chiudendo gli occhi, si lanciò nel vuoto.
Swishhhh…un’aria malsana lo colpì subito, costringendolo ad aggrottare le ciglia. Il Mauro aprì gli occhi e con grande sorpresa si accorse di una minuscola luce alla fine del vuoto. Cosa era? Dove portava questa voragine? Swishhh…Si chiedeva l’uomo circondato dal vuoto, interno a sé sentiva strani fruscii e un odore di acqua paludosa. Ora ricordava, il terreno sotto Pavullo era un’antica palude prosciugata, ma i suoi abiti erano asciutti. Cosa stava accadendo, la luce nel frattempo diventava sempre più grande, sempre più nitida. Swishhh….Si tolse gli occhiali, tenendoli stretti nella mano sinistra, prese un fazzoletto di carta e pulì il vetro delle lenti. Li rimise sul naso, l’aria odorava di rame e di argilla. Ah, se lo avessero saputo i ladri di questo metallo, avrebbero scavato fino al cuore della terra per trovarlo. Oh, per meglio dire avrebbero costretto tanti nuovi schiavi arrivati sui barconi a trovare il metallo conduttore. La luce aveva un colore: era verde…tutta verde e il volo finì improvvisamente così come era iniziato
Il Mauro si trovò in un luogo sconosciuto, aveva la forma di una piazza circolare e il cielo era di colore verde dai contorni rossi e neri. Se non fosse stato per il rosso sarebbe sembrata la maglia del Sassuolo. Senza palazzi, bar o negozi. Girò lo sguardo e si accorse che tutto il cerchio era formato da edicole. Non vi erano altre costruzioni, solo edicole. Era il centro commerciale delle Edicole Smarrite nelle Voragini. Un cartello luminoso lo indicava chiaramente. Al centro del cerchio c’era una stampatrice enorme, lanciava in aria copie di quotidiani nazionali e locali senza nessuna fotografia, fumetti senza nuvolette, riviste di storia europea, copie di cruciverba già compilati e tanta carta colorata. Alcuni uomini li prendevano e li appendevano alle porte scorrevoli sigillate dall’esterno. Il Mauro vide un uomo dai capelli bianchi raccolti a coda di cavallo sulla schiena. Lo salutava, lo conosceva, chi poteva essere? Lo guardò meglio e si accorse che era Milagros, il proprietario dell’edicola della stazione delle corriere e vicino lui stava Cecchini, il proprietario dell’edicola vicino al comune. Erano tutti là, fermi vicino alle loro edicole. Rapiti dagli alieni e portati in questo nuovo centro commerciale.
“Come faranno ora i miei clienti?” pensò il Mauro e venne assalito da un senso di impotenza e…si risvegliò in piena notte, tutto era scuro intorno a lui, dov’era la sua edicola? Stese la mano tremante sul comodino e accese la luce della lampada. L’orologio del samsung segnava le due e cinquanta. Cosa era successo? Si strofinò il naso con un fazzoletto di carta. Silenzio intorno a lui. La data segnata era 20 novembre 2015. Allora era stato tutto un sogno, un cattivo sogno. Maledetta fase Rem.
III
Il Mauro sentì: “Toc! Toc!” alla porta scorrevole dell’edicola, aveva ancora in bocca il sapore dello zucchero a canna del caffè e nella parte più vasta del cervello il ricordo dell’incubo notturno. Il ticchettio continuò fino a quando la porta di vetro, si spalancò infestando il luogo sacro con lo smog delle auto di passaggio e del profumo troppo abbondante delle signore in evidente stato di menopausa.
“Scusa lei ha visto questo film?” chiese una signora bruna, i capelli lavati da poco diffusero nel locale chiuso un odore di melograno e limone. Aveva gli zigomi sporgenti a contornare due occhi castani, ancora sporchi di sonno. Si spostò un po’ per fare passare dietro di lui un uomo dai capelli bianchi, il quale si precipitò in preda ad una risatina isterica verso le copie dei dvd in vendita. Era una copia di “American Sniper”, il Mauro capì che era la sua occasione per vendere quella copia del film, che giaceva immobile in mezzo alle altre ed era stufo di parlare con i suoi colleghi, delle ultime recensioni positive sull’ultimo numero di Ciak.
“Ieri sera, lo avevamo affittato, ma Adelio non è riuscito a vederlo tutto. Era troppo occupato di cogliere i particolari delle prime scene” aggiunse la signora, portando le mani dentro la borsetta alla ricerca del borsellino per pagare.
“Si, si…ighhhhh! Ighhhhh! mi sono tanto emozionato nel vedere l’ultimo film di Clint” la interruppe il marito, un volto rotondo accompagnato dallo sguardo di due occhi verdi, poco profondi e sormontati da un paio di occhiali tondi che sbucavano dai dvd appesi come impiccati sotto un ponte.
“L’ho visto, non dovrei parlare perché sono parte interessata, però, per me, è un bel film!” sentenziò il Mauro, sistemandosi le lenti sul naso aquilino.
“ Si, si, si…..ighhhhh! Ighhhhh! È il nuovo capolavoro di Clint, dopo lo splendore con Leone si era perso dietro dei filmetti dozzinali” proruppe l’uomo canuto, facendo affiorare un naso a forma di patata, dietro le copie dei dvd, che oscillavano come la leve di un pendolo.
“Mio marito parla troppo, ho deciso che quando i film arriveranno al prezzo di 9,90, li comprerò, così li potrò vedere con calma, altrimenti mio marito è sempre indeciso sulla scelta del film serale, che iniziamo a vederlo solo dopo le 21,45” lo fermò la signora, ancora cercando il portamonete nella borsetta.
“Anch’io faccio così, quando un film mi piace, lo prendo quando arriva a 9,90” Il Mauro era riuscito ad interrompere i due. Nella sua mente si faceva avanti un pensiero: oggi avrebbe venduto quella copia del film giacente nell’edicola, sezione dvd a destra da circa un paio di mesi.
“Si, si, si…,ighhh! Ighhhh! Clint ormai dopo “Million Dollar Baby” e “Lettera da Iwo Jima”, è diventato un regista stratosferico, da oscar ad ogni film” intervenne nuovamente il signore dai capelli bianchi, aggrappato alla fila dei dvd come un naufrago alla sua scialuppa di salvataggio.
“Gran Torino” lo interruppe Il Mauro, aspettando la banconota da dieci euro, che la signora dai capelli castani aveva tolto dal portamonete e stava posandola sulla copia del film.
“Si, si, si….ighhh! Ighhh! Anche “Al Centro del Mirino” ” continuò il signore dal naso diventato parte integrante della sezione dvd.
“Si, proprio un gran uomo ha lasciato la moglie per mettersi insieme ad una donna di quarant’anni. Era proprio innamorato!” affermò la signora raccogliendo la moneta di dieci centesimi.
“……………” rispose il Mauro
“…………….” fu l’affermazione del marito critico cinematografico.
“Si, amore….ha 85 anni, voi uomini ci sfruttate e poi ci buttate via, bla bla, bla” continuò la dissertazione sulla fedeltà coniugale degli uomini.
“Toc! Toc! Toc! Toc!” si senti un suono dietro la porta scorrevole.
“Avanti, basta spingere” rispose il Mauro, sgranando gli occhiali. Erano due uomini, uno bassino e l’altro alto e quasi scheletrico. Sembro di conoscerli, ma non ricordo dove e come. Mah! La mente cominciava a vacillare.
Intanto l’uomo dai capelli bianchi e la donna dai capelli castani erano usciti fuori. L’uomo amante dei film di Eastwood, stringeva nelle mani la copia di “American Sniper”, dicendogli: “Non ti preoccupare, ti vedrò appena arriverò a casa.”
“No, stasera!” rispose la moglie.
“Adesso!” ribatte l’uomo canuto.
“No, stasera!” affermò la donna.
“Adesso!” continuò l’uomo, accarezzando la plastica della confezione.
“No, stasera!” sentenziò la donna stringendo la borsa alla spalla.
La discussione continuò per diverse ore, anche dopo essere arrivati, pranzato e ascoltato le ultime notizie sul Festival del Cinema di Cannes. Per il momento nessun film italiano candidato alla vittoria del premio finale come miglior film straniero. Dopo questa notizia, i due avevano trovato un’intesa: avrebbero rimandato la visione dell’ultimo capolavoro di Eastwood, fino alla stesura definitiva della lettera da inviare al premier Renzi, per conoscenza al Presidente della Repubblica, Mattarella e al critico Mollica, chiedendo la salvaguardia del cinema italiano all’estero, perché “Gli ultimi saranno gli ultimi” avrebbe potuto ambire almeno ad una segnalazione da parte della giuria.
Nell’edicola i dvd avevano sospirato per lo scampato pericolo, mentre il Mauro cercava con fazzolettino di carta di pulire la plastica. Era ricoperta dei baci salivosi dell’amante del cinema.
“Senta lei, è mica sordo? Sono il commissario Tonalbano e il mio assistente Sir Adrian sta bussando da alcuni minuti, ha le nocche insanguinate. Per questo le sequestro di tutti i fumetti della Marvel-Panini, della Sergio Bonelli….credo possa bastare, su Sir Adrian provveda immanentemente! La legge è legge e non ammette ignoranza!” gridò un uomo dalla pancetta da impiegato e avvolto in un cappotto dalle maniche lise secondo la moda di Porto Maravilha di Rio De Janeiro, dietro di lui era sbucato un uomo scheletrico, così simile all’animale amante delle carogne nel lontano Far West. Aveva le mani sanguinanti e bagnava di sangue le copie dei fumetti da sequestrare e le bustine delle Winks e di Marsha & Orso rendendole invedibili. A questo punto Il Mauro decise di svenire, forse era un altro sogno dal quale risvegliarsi, evitando la sera prima di mangiare crescentine lardo e parmigiano, salame, un tocco di nutella e crema e qualche decina di balus, bevendo un mezzo litro di lambrusco vendemmia 2008.