Comune: Maranello
Provincia: Modena
Edicolante: Giovannini Graziella – Edicola Giovannini Graziella Via Statale 152 – Fiorano Modenese


La signora Pia faceva la giornalaia ormai da trent’anni. Era una donnetta dal sorriso amabile e confidenziale. Aveva in sé la virtù della saggezza e una qualità innata di buona consigliera. Nel suo negozietto sulla via Statale a Spezzano di Fiorano Modenese, era sommersa da libri, settimanali, stampe, carte di ogni genere, articoli da regalo, bigiotteria e altro. I clienti erano molti e tante volte richiedeva l’aiuto del marito, che oltre al mestiere di rilegatore, dipingeva nelle brevi pause consentite. Per tutti la signora Pia aveva una buona parola e buoni consigli positivi. Aveva instaurato un rapporto amichevole con tutti, pure coi clienti che venivano dai paesi circostanti e che avevano trovato lavoro nelle grandi industrie ceramiche da poco inaugurate. Accostavano la vettura, compravano il giornale e in quei brevi attimi di sosta, parlavano del tempo, del mondo politico, degli alti e bassi della borsa e anche d’arte musica e spettacolo. La signora Pia era veramente una fonte d’informazione e Giovanni, un giovane tecnico sui trent’anni, passando quasi ogni giorno aveva instaurato amichevolmente un bel rapporto quasi famigliare anche col marito Alfonso. Parlando del più e del meno Giovanni aveva confidato che gli sarebbe piaciuto farsi una famiglia, ma che fino ad allora aveva avuto molte delusioni.
“Dovresti frequentare con gli amici qualche sala da ballo” – Giovanni le rispose che i luoghi troppo rumorosi lo innervosivano e che preferiva andare al cinema o in qualche biblioteca a sfogliare libri di storia e di arte in genere. La signora Pia vedendolo incerto e molto serio un giorno lo invitò a sfogliare una moderna rivista per cuori solitari e Giovanni incuriosito seguì il suo consiglio- Comprò la rivista e a casa si dilettò a leggere tutte le proposte e le richieste che il mensile elencava.
“Grazie signora Pia! – le disse un mattino – penso di aver trovato qualche proposta che mi ha incuriosito.”
“Mi raccomando, cerchi di restare tranquillo perché lei è ancora giovane e se non andrà bene questa volta, potrà sempre riprovare più avanti! Auguri!”
Nella verità, pensava la signora Pia, prima che scocchi quella scintilla che ci vuole da ambo le parti, occorre conoscersi meglio!
Era serena, nell’aver dato un buon consiglio a Giovanni. Se non altro, aveva acceso in lui, timido e riservato, quel desiderio che occorre per rompere con la monotonia e la solitudine che rovinano l’anima e impoveriscono la fantasia. In Giovanni infatti stava nascendo la curiosità di questo incontro e non lo aveva accennato a sua madre, unica parte importante della sua esistenza, per non impensierirla e per non riascoltare per l’ennesima volta, l’unico consiglio che era in grado di dargli:
“Caro figliolo, sei giovane e quando arriverà quel momento te ne accorgerai da solo. Oggi le donne non sono più come ai miei tempi. Hanno il lavoro. Sono indipendenti e non se la sentono di legarsi per la vita per un uomo, come ho fatto io con tuo padre! Abbi pazienza e vedrai che verrà anche quel giorno!”
La madre vedova da una decina d’anni viveva esclusivamente per questo unico figlio in questa ormai abitudinaria atmosfera senza volersi intromettere nelle scelte e nei problemi di cuore del figlio, forse un po’ per gelosia e anche per un filo di egoismo materno. Per Giovanni però, arrivò la famosa giornata di questo incontro. Era iniziata subito con qualche disagio. Il cielo era tutto coperto e non prometteva niente di buono. Si era alzato presto per dare una occhiata generale alla vettura. Stava per cominciare a pulirla tutta con acqua e detersivo, quando dal cielo incominciò, prima adagio e poi con furia un acquazzone coi fiocchi. Ritirò la vettura nel garage e continuò la pulizia sperando che il tempo si rimettesse al bello, ma non ci fu verso. Sua madre lo chiamò. La colazione era pronta. Divorò il panino e bevve un poco di latte. Corse in bagno e preparò la schiuma e il rasoio e si fece la barba. La pioggia imperterrita batteva sui vetri portata con furia dal vento pazzo d’aprile. Oggi era un giorno importante per lui e avrebbe desiderato il sole. Chissà, si sarebbe sentito più sicuro, quasi aiutato…… Davanti allo specchio guardò la sua faccia leggermente pallida, le occhiaie scure sotto gli occhi e si sentì nervoso, come in definitiva lo era stato quasi tutta la notte. L’incontro doveva avvenire a mezzogiorno preciso al ristorante “Due fiori”, in una località montana nell’appennino reggiano. Quasi per scaramanzia, o chissà per il grande desiderio di questo incontro, andava ripetendosi le parole lette sulla rivista che rispondevano alla sua richiesta, in questo modo:
– “trentenne, giovanile, operaia, vedova con figlia di sette anni, cerco uomo, comprensivo, onesto, per formare nuova famiglia….”.
Queste parole, gli dondolavano in mente da diversi giorni e le aveva confidate alla signora Pia. Come una seconda mamma lei gli aveva suggerito di ascoltare molto e non fare troppe promesse. Prima di tutto era importante constatare la sincerità della persona e crearsi una sana amicizia.
“L’amore – andava dicendo la signora giornalaia – l’amore, quando è vero amore, nasce prima dall’anima, poi sboccia dentro al cuore!”
Mentre pensava si radeva. Voleva canticchiare, ma non gli usciva una sillaba. La gola era secca e la mano gli tremava. Si tagliò sulla guancia. Imprecò. Si lavò e si disinfettò. Si asciugò. Sua madre aveva visto fin dal mattino un certo nervosismo in lui, ma non si azzardava a chiedergli nulla per non pendersi una rispostaccia. Però, quando Giovanni la chiamò a gran voce per chiederle quale camicia avrebbe dovuto mettersi, lei gli andò vicino e gli chiese:
“Vai fuori oggi? Ma hai veduto che tempo? – Sì vado fuori! E non dire che ho tutta la cantina da riordinare. Lo so già, perciò stai tranquilla che ci penseremo….sì, ci penseremo..!”
Sua madre si strinse nelle spalle e tornò borbottando in cucina. Giovanni guardò l’orologio. Erano già le 10,10. Sentiva crescergli l’agitazione e allacciandosi l’ultima scarpa, prese dall’armadio l’impermeabile, urlò un saluto a sua madre e come un fulmine salì sulla macchia e s’avviò. La pioggia batteva rabbiosa portata a scrosci dal vento. Accese la radio e cercò della musica, ma la musica non gli piacque e la spense. Provò ad accendersi una sigaretta, ma dopo due boccate, la schiacciò nel portacenere. La visibilità era scarsa. Non poteva andare a più di settanta Km/ora…Le macchine andavano tutte adagio. Pareva che tutto fosse contro di lui. “Farò tardi – si diceva – farò tardi! Bella figura però! La prima volta che ci si vede…paffete, la pioggia, un taglio da macellaio sulla guancia….e … il ritardo! Peggio di così!” Si andava tormentando guardandosi nello specchietto retrovisore per controllare se il sangue della ferita si era coagulato. Aveva già iniziato la salita verso la zona montana che l’avrebbe condotto al paese prescritto, quando sentì una gomma a terra. Non credeva alle sue orecchie. Cercò un riparo, perché l’acqua non aveva cessato di cadere e si accostò ad una casa di contadini, adagio, adagio. Erano già le undici e venti e mancavano una trentina di chilometri. Si sentiva scoppiare, ma cercò di contenersi e chiese ai padroni di casa se poteva ripararsi sotto il cascinale per cambiare la gomma. Furono gentili e l’aiutarono. Ritornò sulla strada con mille pensieri e mille domande:
– “Ci sarà? Se ne sarà andata? Avrà trovato anche lei difficoltà? Perché poi aveva deciso un luogo così lontano per il loro primo incontro?” –
Tutte queste domande se le poneva guidando ad una velocità sostenuta , nonostante la strada fosse un po’ pericolosa. Era tanta la voglia di conoscere questa donna. Aveva tanto sognato questo giorno e ora, dopo poco più di un’ora, la sua curiosità sarebbe stata appagata. Tutto avrebbe avuto un inizio, una continuità, o una fine! Certamente, lui pensava con grande ottimismo che questo incontro avrebbe portato ad una lieta conclusione. Nell’andare pensava ai tempi di lavoro che fino allora glia avevano dato poco spazio per fare nuove conoscenze. Le poche ragazze che aveva conosciuto, non avevano accettato il compromesso di entrare in famiglia, per via di sua madre. Lui non si era dato pensiero, finché finalmente non gli era nata la necessità…. Voleva una donna. Un essere tutto per sé, da amare, da sentire vicino. Voleva qualcuno con cui dividere problemi e gioie per non sentire più il vuoto e lo sconforto nei momenti in cui si sentiva solo…. Ora stava volando e moderò la velocità, perché le curve diventavano sempre più pericolose. Salendo le nuvole si erano diradate. Un tiepido sole riscaldava tutto. La pioggia cessò. Vide a pochi chilometri il paese, tra vapori di nubi e raggi di sole dorato…. Sentì il suo cuore battere sempre più forte e andava bisbigliando a se stesso:
“Finalmente, finalmente!” – quando guardò l’ora erano le 12,30 – “Mezz’ora di ritardo! Spero proprio che mi abbia aspettato. Non è poi per colpa mia, se il tempo è stato indiavolato fino ad ora!”
Pensando a queste cose si avvicinò al ristorante “Due fiori”. Accostò la macchina vicino al marciapiede. Guardò tute le vetrate del ristorante. Non vide nessuna donna vestita di lillà. Si sentì male. Prima di scendere si riguardò allo specchietto. La ferita gli parve ancora più larga e più rossa. Prese coraggio, agguantò il soprabito ed uscì. Si guardò intorno e vide poco movimento. L’ora di pranzo era già suonata, ma non sentiva fame. Sentiva soltanto una gran morsa allo stomaco che gli toglieva la voglia di mangiare. Il ristorante era ormai a due passi. Dietro il vetro della porta di entrata, apparve una donna vestita di lillà. Giovanni la guardò. Impallidì. Si fermo. Lei sorrise, arrossendo. Lui si sentì come un papavero.
“Il mondo è piccolo”. Pensò. Questa donna lavora nella stessa ditta dove lavoro io e non l’avevo mai vista così carina!” Che coincidenza – anche lei pensò – si vive per anni nella stessa fabbrica e non ci si impara mai a conoscersi!”
Lei aprì la vetrata e lo invitò:
“Signor Giovanni, lei è quello della rubrica, vero? – Si, sono io signora Miriam! – E’ strano disse lei – a volte si è tanto vicini, come noi sul lavoro, ma non abbiamo mai il coraggio di aprire il nostro cuore agli altri. Forse perché temiamo che gli altri ridano alle nostre spalle! Sì, è vero – rispose Giovanni rasserenandosi – non mi sarei mai aspettato una sorpresa migliore e per scusarmi del ritardo involontario, andremo subito a tavola!”
Ora tutta la tensione si era dissolta. Si sorrisero e s’incamminarono verso un tavolo. Assaporando un buon bicchiere di lambrusco e aspettando che il cameriere portasse in tavola il primo piatto, cominciarono a raccontarsi in un’atmosfera serena e quasi amichevole. Il vento portava oltre i monti, bianche nuvole galoppanti. Il sole rideva di tutto e di tutti, riscaldava le tenere primule nei vasi del davanzale del ristorante “Due fiori”. Nella mattinata del giorno dopo, Giovanni entrò nel negozio con un bel mazzo di gerbere di ogni colore, sorridendo e ringraziando la signora Pia.
“Grazie – gli disse – sono sempre disponibile per rinnovare gli auguri che merita, caro signor Giovanni!”
La signora dei giornali l’abbracciò commossa e continuò:
“Mi tenga informata, se vuole! Nel mio negozio, l’amore è sempre per tutti al primo posto!”